“Pan mentre intonava con il suo zufolo i suoi canti alle belle ninfe oso’ disprezzare i canti di Apollo. Ciò provocò una contesa tra le due divinità di cui fu giudice il vecchio Tmolo. Pan cominciò a suonare producendo un suono rozzo (…) Apollo dopo aver cinto il biondo capo con l’alloro del Parnaso resse con la sinistra la lira mentre con l’altra reggeva il plettro: la sua posa era quella di un artista; poi con il pollice pizzico’ abilmente le corde dello strumento producendo una dolce armonia che conquistò Tmolo”.
Ovidio, Metamorfosi XI, 146-180.
Il titolo di questo articolo prende spunto dal rinvenimento di alcune monete adranite, la cui caratteristica è quella di avere, nel verso, effigiata la lira con l’iscrizione anellenica ADRANITAN, eviteremo in questa sede di commentare l’iscrizione anellenica che in altre monete si presenta pure in senso antiorario, evidenza che aggiunta ad altre prove da noi portate durante diversi convegni, suffraga la tesi da noi fortemente sostenuta della rinominazione e non della fondazione della città di Adrano nel 400 a. C. ad opera di Dionigi il vecchio quale un compromesso avvenuto fra il tiranno e il senato della città di Etna prima chiamata Innessa, come afferma Diodoro nella sua opera, Biblioteca Historica .
Ma tornando al simbolismo della lira nella monetazione riportata dallo storico, nostro concittadino, Salvatore Petronio Russo nella sua Illustrazione storico archeologica di Adernò a pag 50, non è passata a inosservata la constatazione che la presenza di questo strumento musicale nella mitologia di altre civiltà, anche enormemente distanti tra loro geograficamente, quale la mesopotamica e la sicana, caratterizzasse le divinità maggiori.
Infatti, in Mesopotamia la lira era lo strumento di cui si serviva il Dio An, Anu o Ano che chiamar si voglia, per intonare le melodiche note; in Sicilia, per quanto nessuna caratteristica del dio Adrano, oltre che quella di guerriero, implicitamente fornita da Plutarco (vita di Timoleonte) venga tramandata, come vedremo oltre e come si intuisce dalla leggenda ADRANITAN e dalla testa di una divinità effigiata nel recto che il Petronio con errore attribuisce ad Apollo, la lira raffigurata nel verso della moneta ad altri non potrebbe attribuirsi che a lui, Adrano, nella sua veste di musico al pari di Anu ed Apollo.
LA LIRA.
Nel corso dei nostri studi, nella fase delle ricerche che avevano come oggetto la comparazione tra le teogonie delle civiltà a noi più familiari dell’ occidente e del medioriente, nella fase di osservazione delle attività religiose svolte dai sacerdoti in onore dei propri dei, ci è stato possibile constatare come la lira avesse avuto un posto di rilievo tra gli strumenti musicali utilizzati sia dalle divinità, che da coloro che intendevano emularle, celebrarle o compiacerle. A Babilonia, per esempio, durante la celebrazione dell’ anno nuovo, la lira veniva suonata dagli Eribbitj, i sacerdoti che stavano innanzi alla processione che si dirigeva al tempio del Signore; in Irlanda la lira rappresentava lo strumento musicale preferito da maghi, sacerdoti e re; in Palestina, il futuro re Davide venne introdotto nella reggia del re Saul in quanto col tocco sapiente delle corde dello strumento, attraverso le note melodiche che ne derivavano, riusciva a guarire il re dalle sue frequenti e insopportabili emicranie; come non fare riferimento al greco Orfeo a cui i poeti, per generazioni, dedicarono strofe su strofe per celebrare la sua arte di musico? Sempre in Grecia si constata che non esiste statua del dio Apollo priva della presenza della lira posta ai suoi piedi; in Palestina, Jubal figlio di Lamech vissuto, secondo i biblisti, intorno al 3300 a. C., fu detto Padre di quelli che suonano la lira.
L’ ACCESSO AD UNA DIMENSIONE EXTRAFISICA.
Abbiamo constatato che non solo la lira, ma anche altri strumenti venivano utilizzati dagli dei per fini diversi a secondo la caratteristica della divinità .
IL FLAUTO.
Il dio Pan prediligeva suonare il flauto in quanto egli, Dio della fecondità e della forza rigeneratrice, con il suono emesso dallo strumento, induceva le ninfe e le fanciulle, oggetto del suo desiderio, ad entrare in una fase di estasi e, in preda a quello stato estatico, non ricercato né voluto, concedersi al Dio.
LA CETRA
Ermes era il fratellastro di Apollo, generato a Zeus dalla ninfa Maja. Secondo quanto riportato dal mito, Ermes avrebbe fatto al fratello il dono di una cetra, strumento da lui inventato. La conseguenza di questo mito fu quella che i poeti dell’epoca, di volta in volta, quando ispirati dalla Musa componevano versi per celebrare il dio della luce, attribuivano a lui quale strumento utilizzato, ora la lira ora la cetra. Ma non vi è alcun dubbio che lo strumento preferito da Apollo fosse la lira. Questa ipotesi prende corpo riflettendo sul contenuto del mito raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi. Secondo il mito, Ermes, geloso delle doti musicali del fratello, lo sfidò ad una competizione di esibizione musicale dalla quale uscì vittorioso il dio della luce, Apollo. Dal mito pervenutoci, emerge che Apollo fosse già un musicista prima ancora che il fratello gli facesse dono della cetra e lo strumento che predilige a era appunto la lira. I Greci, del resto, tradizionalmente celebravano Apollo come sommo dio della musica ed infatti non esiste nella statutaria né nella monetazione dell’epoca, un Apollo raffigurato senza la lira ai propri piedi, mentre, al contrario, non è mai presente la cetra.
Ci siamo voluti soffermare su questo particolare che, a prima vista, potrebbe apparire banale, poiché come vedremo in seguito, la lira possiede qualità sonore che la cetra non ha e che sono funzionali al ruolo di armonizzatore dell’ universo esercitato da Apollo. Infatti, il suono emesso dalla lira rappresenta l’antitesi del suono erotico emesso dal flauto del dio fecondatore Pan e del suono frenesiaco emesso dal tamburo. La lira suonata da Apollo emana un suono armonico, solare e civilizzatore. Apollo, dunque, con il suono della sua lira non solo si contrappone al caos cosmico, orgiastico e sensuale in cui fa precipitare il flauto di Pan con la precisa volontà di condurre i propri adepti ad un ritorno all’indistinto, ma crea le condizioni per il ripristino dell’ ordine e dell’armonia cosmica raggiungibile grazie ad una prima percezione aristocratica di sé e, in secondo luogo, dal ritenere il mondo un campo di applicazione di questa qualità.
Per quanto riguarda ora la cetra, ora la lira, attribuiti dai poeti ad Apollo, crediamo che la loro confusione derivi, come si evince da alcune raffigurazioni della lira su vasi greci, dal fatto che la base di appoggio della lira avesse la forma di una cetra così come le lire d’oro e di argento ritrovate nella città di Ur, sede del dio Anu in Mesopotamia, deposte nelle stanze funebri di re e regine, avevano modellata in legno, come base di appoggio, la testa di un toro.
LA LIRA DEL DIO ADRANO.
Nessuna tradizione, né orale né tantomeno scritta, è giunta fino a noi da parte degli storici del tempo, per ciò che riguarda le caratteristiche dell’Avo sicano. Soltanto dalle superficiali informazioni di Plutarco, al quale premeva soffermarsi più sulle eroiche gesta compiute in terra di Sicilia dal suo compatriota Timoleonte che sulle tradizioni adranite, si ricava la caratteristica predominante di un dio guerriero; ma gli dei sono, si sa, polivalenti e possiedono diverse caratteristiche parimenti importanti. I tratti che caratterizzavano Apollo, per esempio, erano cinque: la luce, la divinazione, la scienza medica, la vita pastorale e la lira. La lira di Apollo aveva la caratteristica di essere fornita di sette corde così come sette sono, nelle raffigurazioni che lo ritraggono, i raggi che emette la corona che ha sul capo. Poiché il numero sette figura spesso quale elemento simbolico, gli studiosi sono propensi a credere che esso indicasse il posto che la divinità occupasse nella gerarchia divina. A Zeus, il padre degli dei spettava il dodicesimo posto, il più elevato. Il numero sette però, è anche collegabile alla costellazione delle pleiadi che tanta importanza ebbe in diverse civiltà del medio oriente.
Ma tornando alla lira, ben poco sappiamo circa il fatto che lo strumento in questione possa ritenersi utilizzato dall’Avo adranita, anzi, per amor del vero bisogna affermare che nessuna fonte lo attesta. Tuttavia, chi ha seguito le nostre ricerche sa che si è fatto più volte riferimento alle affinità che intercorrevano tra i Sicani della Sicilia e i Sumeri della Mesopotamia, rimandando quanti volessero approfondire l’argomento, all’articolo pubblicato su miti3000.eu Un dio tra il Simeto e l’ Eufrate riteniamo utile riproporre in questa sede, la tesi che le due divinità, l’Anu sumero e l’Ano sicano, appellato odhr in Sicilia ovvero furioso, se non corrispondessero alla medesima divinità facente capo ad un’unica primitiva tradizione, avessero comunque in comune la caratteristica di essere entrambi dei musici. Val la pena ricordare ai nostri lettori che il sostantivo Ano significa avo, antenato, progenitore e che in ogni luogo in cui gli emigranti appartenenti allo stesso ethnos giungevano, in base a criteri di ordine semantico inerente la cultura d’origine, potevano aggiungere un aggettivo al sostantivo ano che servisse a caratterizzare l’avo: in Sicilia era appellati odhr ovvero furioso, in Grecia ur, Ur-ano ovvero antico; nel Lazio l’appellativo era quello di sensitivo o percettivo (jah) è così via. Per ciò che riguarda l’Avo mesopotamico, ad Ur, città a lui dedicata, è stato ritrovato un frammento in cuneiformi che, anche se molto lacunoso, si comprende chiaramente che lo chiama in causa assieme alla sua lira, né riportiamo la traduzione: “in quel luogo luminoso (. lacuna.) la residenza di Innanna. deposero la lira di Anu (. lacuna.)“. Come già affermato, nella città di Ur, la città di Anu, venne ritrovata una lira d’oro lo strumento le cui note emesse favoriscono l’armonia cosmica. Guarda caso, l’ideogramma in cuneiformi per rappresentare il dio suonatore di lira mesopotamico era formato da otto cunei a forma di stella (o sole), numero che richiama la legge dell’ottava.
LA LEGGE DELL’ OTTAVA E IL SIMBOLISMO DELLA DOPPIA SPIRALE.
Questa legge si basa sul fatto che le vibrazioni che rientrano nei multipli di otto, creano le condizioni per ottenere un’ armonia cosmica. La scienza che studia le vibrazioni si chiama cimatica. Se Adrano, come noi crediamo, fosse il corrispondente sicano di Anu, dovremmo trovare in Sicilia le stesse analogie musicali e simboliche che si riscontrano in Mesopotamia e che fanno riferimento al numero otto. Ma cerchiamo di capire se, come accade per Anu, anche al dio Adrano sia collegabile il numero otto. La spirale, simbolo presente nel territorio adranita, rappresenta il simbolo per eccellenza dell’armonia, le due spirali contigue scolpite nei capitelli Siculi di Adrano esposti nel museo cittadino, una avvolgente l’altra espandente, formano il numero otto; il troncone della colonna su cui poggia il capitello con le spirali incise in bassorilievo, è ottogonale, ha cioè otto lati. Molto dei pesi da telaio portano inciso il simbolo del sole con otto raggi. È stato constatato dagli studiosi che la frequenza terrestre, indicata come respiro della terra è di 8hz. La terra emana delle pulsazioni, come se il suo cuore battesse. Ecco dunque, che il numero otto appare indirettamente in Adrano attraverso il simbolismo della doppia spirale
L’ ORGANISMO UMANO IN RELAZIONE ALLA LEGGE DELL’ OTTAVA E LE FREQUENZE.
Ogni cellula dell’organismo umano, secondo Hans Jenny, ha una propria vibrazione, pertanto la vita è, secondo la opinione dello studioso, il risultato delle vibrazioni specifiche di ogni cellula. La frequenza di 432hz, multiplo di otto, rappresenta la miglior frequenza musicale per la percezione della nostra mente. È stato altresì constatato dagli studiosi che la frequenza degli 8hz predispone la persona ad imparare inducendo il cervello ad essere creativo, ad avere profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale. Il nostro cervello, perciò, è molto sensibile a qualsiasi strumento che emetta onde di frequenza di 8hz, cioè 8 cicli per secondo. Il ricercatore Puharich notò che ad una frequenza di 10,80hz si provocava un comportamento violento nell’individuo, mentre a 6,60 se ne causava la depressione. Sempre lo stesso ricercatore poté notare che onde di frequenza di 8hz sono in grado di penetrare qualsiasi barriera fisica o energetica, svelando una loro natura di vettore multidimensionale non soggetto alla materia del nostro spazio-tempo. Gli 8 cicli per secondo inducono ad una sincronizzazione tra i due emisferi cerebrali destro e sinistro.
LA RISONANZA MAGNETICA NEL LUOGO DOVE SORGEVA IL TEMPIO DELL’ AVO ADRANO.
Dato per buono quanto affermato da prestigiosi ricercatori, tra questi includiamo il prof. Paolo Debertolis dell’ università di Trieste, il quale studiando molti siti preistorici ha osservato che i luoghi ove i siti vennero costruiti, hanno delle frequenze che incidono sugli emisferi cerebrali al punto da creare pulsioni di natura mistica, noi ci poniamo la domanda se il sito ove sorgeva il santuario dell’Avo Adrano, non emettesse, possedendo le caratteristiche indicate dal professore triestino per altri luoghi, le medesime vibrazioni e se esse non potessero essere state magistralmente utilizzate o manipolate dai sacerdoti che, appunto per queste capacità, vennero denominati Adraniti cioè: Coloro che evocano il furore dell’Avo. È possibile che l’Avo venisse evocato dai sacerdoti adraniti ora nella sua veste di guerriero col suo furore bellico, ora in quella mistica di suonatore di lira. Gli adraniti, grandi conoscitori della cimatica, in poche parole, erano in grado di manipolare le vibrazioni che provenivano dal sottosuolo attraversato da acque carsiche, ancora fluenti sotto le fondamenta della Chiesa Madre ove anticamente sorgeva il tempio edificato in onore dell’Avo sicano, Adrano. Sarebbe auspicabile una collaborazione con l’università triestina al fine di appurare se nel luogo del tempio, si verifica l’emissione di onde di 8 cicli per secondo.
Ad majora.