Odhr-Ano: la “Terribile” divinità del popolo Sicano

Odino e Adrano, quali affinità?
                                                  
Non è solo la prateria di Mora, presso Upsala, in Svezia, luogo in cui venivano acclamati i re a mettere in relazione la Sicilia con la Scandinavia (nella Vita di Timoleonte, redatta nel II sec. dallo storico greco Plutarco, emergono affinità tra l’ara degli dei Palici presso la città di Adrano, e la pietra di Mora, tra il Mendolito con la vicina Valle delle Muse e la prateria di Mora), né l’antico toponimo dell’isola mediterranea, la Sikania, identico alla regione scandinava S(i)kania, né lo è l’antroponimo Teuto, illuminato principe d’Innessa/Adrano, citato dallo storico Polieno (Stratagemmi), non lo è ancora il nome del siciliano Kapi, citato da Virgilio nell’Eneide, né la constatazione che questo nome era frequente fra i Vichinghi e lo si ritrova inciso in una pietra runica ritrovata nei pressi di Ulunda, pietra funeraria o celebrativa che rappresenta una antica consuetudine e che trova un precedente nella città di Innessa, nella stele del Mendolito; il trade d’union per eccellenza è rappresentato piuttosto dal nome del dio siciliano, ma sarebbe più esatto definirlo Avo comune: Odhr, il furioso, il primo druida, colui che, per primo, si confrontò con le forze ultrafisiche che lo ferirono sì, ma non lo spezzarono. Ci chiediamo se lo scandinavo Odhr-inn e il sikano Odhr-an siano da identificarsi con la medesima divinità e i mediterranei Sikani siano consanguinei dei polari S(i)kani. Certo è, che anche la iconografia antica lì rappresenta entrambi con il copricapo e la lancia, tanto che Odino veniva appellato Biflindi, cioè colui che scuote la lancia” (Plutarco, nella vita di Timoleonte, afferma che fu veduta la statua del dio Adrano scuotere la lancia) e Hjálmberi, cioè colui che porta l’elmo”.
Dunque, entrambi hanno gli attributi di un dio marziale. Ancora, Adamo di Brera, che scrisse nell’XI sec., descrivendo il tempio di Upsala afferma che lì venivano adorate tre divinità, cioè Odino, Thor e Freyr, ovvero la famiglia divina. La stessa cosa avveniva in Sicilia (Eschilo, Le Etnee), nel tempio presso la città di Adrano venivano grandemente onorati Adrano, la sua divina consorte Etna/Hybla e i loro figli gemelli Palici, appellati i Signori.

Odhr, il Furioso.
A giudicare dall’aggettivo “furioso”, odhr, utilizzato per delinearne il carattere, si direbbe che questa comune divinità comunicasse con gli eredi umani attraverso violente e non meglio definite manifestazioni. Ma ciò che a noi interessa evidenziare in questa sede è il constatare che la genesi del druidismo si verifica in Scandinavia e che, come si evince dalle pagine della Voluspa’, il primo druida porta l’aggettivo Odhr, aggettivo che lo lega alla Sicilia, alla S(i)kania. Il furore dello scandinavo Odhr-inn sarebbe diventato in Sicilia il furore dell’Avo o del Cielo, Odhr-An (Avo e Cielo sono in realtà dei sinonimi. Con il lessema AN si indicava indifferentemente l’uno o l’altro, tanto che i re — in Giappone vige ancora questa tradizione– si ritenevano eredi della divinità e si facevano appellare figli del Cielo).

I Druidi in Sicilia.

La presenza in Sicilia degli etnici Senone (Senone di Mene è un illustre cittadino della città di Mineo, citato da Cicerone nelle verrine) e Teuto, e ancora l’appellativo del condottiero siciliano Ducezio (Ducezio era nato a Mineo, il cui nome, in greco Mene, deriva dal nordico Min cioè ricordo, memoria. Per ulteriori informazioni su questo condottiero in odore di sacerdote druida, rimandiamo all’articolo: “Gli Dei Palici e le sacre sponde del Simeto. Ducezio principe e pontefice”, miti3000.eu), l’aggettivo Odhr, furioso, rinvenibile nel nome del dio Adrano e poi ancora l’uso in Sicilia del tipico linguaggio runico o metafisico utilizzato dai Druidi e rinvenibile nel toponimo Ass-Hor, città della provincia

Segni runici (?) nella ceramica adranita del III mill. a.C

di Enna, costituiscono traccia della comune etnia e, di conseguenza, della comune mitologia tra la Sicilia e l’Europa settentrionale, tenendo ovviamente conto degli inevitabili adattamenti locali. L’attribuzione alla mente (MN) di un potere creativo, che è un leit motiv druidico, è rinvenibile nel toponimo Mene (mente), corrispondente alla città di Mineo (ricordo, memoria), patria del Senone citato da Cicerone nelle verrine, nei pressi della quale sorgeva il tempio (in origine una grotta) oracolare degli dèi Palici, figli dell’Avo siciliano; nel suono runico ass che compone il toponimo Ass-ör e che significa il “pronunziatore”, “colui che crea attraverso la parola” e fa sì che il potere del pensiero diventi materia, si manifesta tutto il potere effuso dalla semantica religiosa germanica. Questo è quanto afferma lo studioso scandinavo Kenneth Meadows, nel linguaggio runico: “ass esprime la capacità dello spirito di essere contemporaneamente dentro e fuori le cose create” e “rappresenta il potere che viene ricevuto ed espresso attraverso la mente”. Ass, nell’alfabeto sacro scandinavo, è la runa che simboleggia il dio Odhr-inn.

Un ponte tra il Mediterraneo ed il Polo Nord.
Vaso con svastica esposto nel Museo di Caltanissetta

Le comuni origini tra il sud dell’Europa, la Sicilia, e l’estremo nord, la Scandinavia, a nostro avviso vengono ancora tradite dal medesimo simbolismo, la svastica o croce dei ghiacciai, la croce inscritta nel cerchio, la spirale, ma anche dalla presenza dei Senoni, in Sicilia come in Svezia; anzi, il nome della Svezia probabilmente deriva proprio da Svea rike, ovvero il regno dei Sviones.

Ruota del sole su capitello lavico in arte sicula

Il termine Suiones viene utilizzato da Tacito e, in seguito, con la variante Sueones, dallo storico germanico Adamo da Brera. Quando, poi, la coltre di ghiaccio provocata dai cambiamenti climatici intercorsi, le cui tracce sono rinvenibile nei testi sacri avestici, seppellì la Scandinavia in tempi immemorabili, i Suiones furono costretti a migrare verso il sud del mondo, dove il “dio sole” continuava a splendere senza veli.

Ad maiora.

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