Il megalitismo in Sicilia.
“(…) In antichi carmi,
la sola forma di tradizione
storica che essi (i Germani)
abbiano, celebrano il
dio Tuistone, nato dalla terra”.
Tacito, La Germania, lib. I, 2.
Il fenomeno del megalitismo attraversa tutte le coordinate geografiche del mondo. Da oriente a occidente, da nord a sud con una maggiore densità in Europa, si osserva la presenza di enormi pietre, inequivocabilmente considerate opera dell’uomo, di cui non se ne comprende l’utilizzo. Come far passare, dunque, sotto silenzio la presenza dei tremila menhir (monolite conficcato nel terreno) allineati l’uno accanto all’altro, nella città francese di Carnac, che impressionano l’incredulo osservatore? i cromlech che si osservano in Inghilterra, in Portogallo, e i numerosi dolmen e menhir, dell’Irlanda e della Sicilia?
Tacito, lo storico romano del I secolo, osservando e commentando i costumi e la religione dei popoli germanici sottomessi dal suocero, Publio Agricola, cita il nome di una divinità germanica che, ad oggi, non è stata compresa né si è riusciti a compararla con divinità del pantheon greco o latino. Si tratta di Tuistone, il dio nato dalla terra. Tacito nel riportare il nome della divinità, nel suo trattato redatto in lingua latina, lo trascrive certamente secondo la fonetica che egli ode dai parlanti germanici. Pertanto, il nome della “divinità”, che risultava formato dai lessemi two e stone, due e pietra, viene trascritto dallo storico latino con un’unica parola, in base alla pronuncia germanica o britannica, Tuistone. Non sarebbe peregrina l’ipotesi che lo storico romano potesse aver raccolto le superficiali informazioni su questa divinità, dal suocero, Publio Agricola, che aveva sottomesso gran parte dell’Inghilterra fino all’altopiano della Scozia, dal momento che egli stesso, in un passo del suo trattato riferisce: “Spesso gli sentivo dire che con una sola legione si potrebbe mantenere l’Ibernia (Irlanda)”. Nella lingua inglese two, che si pronuncia tu, significa due. Sebbene Tacito non si soffermi nella descrizione del culto professato nei confronti di questa divinità, né tanto meno descriva la struttura architettonica del tempio, noi possiamo arrivare a dare all’una e all’altro una connotazione il più verosimile possibile grazie al resoconto dello storico greco Erodoto – Storia, lib. II,155/6-. Erodoto, dopo aver visitato e descritto l’Egitto e i suoi mirabili monumenti, le piramidi in particolare, affermava che fra tutti i templi, quello che lo aveva particolarmente affascinato e stupito, era il tempio dedicato a Latona (la madre mortale del dio Apollo). “C’è in questo tempio consacrato a Latona un tempio costruito con una sola pietra” affermava lo storico, “Come copertura del tempio c’è posta sopra un’altra pietra” continuava. La pietra che fungeva da tetto o cappello, stando alle misure fornite da Erodoto, era circa un terzo di quella sottostante. Poi, descrivendo il tempio di Apollo edificato in una isola artificiale, lo storico sembra riferirsi a quelli che potrebbero essere stati dei dolmen. Infatti Erodoto afferma: “In essa (l’isola) sorge un tempio di Apollo e tre specie di altari”. Erodoto, a nostro avviso, stava descrivendo il tempio e il culto che Tacito in Germania, cinque secoli più tardi, avrebbe identificato con quello dedicato a Two Stone o Tuistone, le due pietre. La constatazione della presenza di un culto dedicato al dio Apollo in Egitto, divinità occidentale di origine iperborea, (I Romani identificavano la terra Iperborea con l’Irlanda che chiamavano Ibernia), è compatibile con l’affermazione di Diodoro Siculo, lo storico di Agira, il quale sosteneva che i Cimbri, popolo germanico, nei tempi antichi, avevano reso tributaria tutta l’Asia. Noi siamo dell’avviso che quei Germani non si erano limitati a “riscuotere le tasse” in Asia, ma si spingessero a plasmare il Medioriente e l’Oriente della propria weltanshauung ispirando la stesura di testi quali furono i Veda e l’Avesta, testi in cui, tra le righe, è possibile leggere l’epopea di un popolo nostalgico della patria, Vaejo, abbandonata in seguito a cataclismi climatici.
L’Europa, si può dire, rappresenta la patria del megalitismo per numero e spettacolarità delle strutture di pietre, complesse nel caso di Stonehenge, semplici nel caso dei menhir. La quantità di monoliti, triliti o dolmen e cromlech presenti nel vecchio mondo, non hanno pari in altri luoghi della terra. Strabone ne descriveva un gran numero presso lo stretto di Gibilterra. Il geografo romano, vissuto nel I sec.a.C., andando alla ricerca del tempio o colonne, dedicato ad Ercole, nel suo trattato, Geografia, nel libro III, 1,4, afferma che in quel luogo era constatabile soltanto la presenza di pietre disposte a tre o quattro. Il nostro dio Tuistone o megalite di due pietre, two stone, ad
oggi non è oggetto di nessuna particolare attenzione di studio rispetto alle altre tipologie di megaliti. Ciò sarà dovuto alla sua equivoca caratteristica di roccia naturale in cui, l’opera umana non è particolarmente evidente, apparendo come opera modellata dalla natura, risultato dell’erosione dovuta alle intemperie. Alla luce della visione più laica della storia arcaica, tesa a rivalutare le conoscenze dei nostri prischi antenati, grazie alle nuove tecnologie di indagine, alle discipline scientifiche come lo studio della religione comparata, a noi, che facciamo uso dell’intuizione, i megaliti formati da due pietre sovrapposte, two stone, appaiono sempre meno opera della natura e più frutto della conoscenza dell’uomo, e, dunque, degni di indagini più approfondite.
Two Stone: Il megalite catalizzatore.
Non potremo comprendere la funzione di queste grandiose strutture di pietra senza il notevole contributo fornito da una giovane scienza qual è l’archeoacustica. Il “sacerdote”, che più e meglio, a nostro parere, la rappresenta, è il prof. Paolo Debertolis docente all’università di Trieste, al quale rimandiamo chi volesse approfondire le proprie conoscenze sulla fisica, a noi basti, in questa sede, riassumere per sommi capi, quanto da lui osservato e rilevato con l’ausilio di una strumentazione tecnologica di ultima generazione e una equipe di lavoro di fisici i cui nomi, per le loro eccezionali competenze, fanno tremare le vene ai polsi. Agli studi ed ai risultati del sommo professore, vorremmo noi, con l’umiltà dell’ allievo che si accosta al dotto, integrare intuizioni che sono invece le nostre, e per l’azzardo delle quali chiediamo venia ai nostri lettori.
Secondo lo studioso, i templi preistorici, senza eccezione alcuna, venivano edificati dagli Avi nostri, con cognizione di causa, in luoghi ove vi era emissione di vibrazioni provenienti dal sottosuolo. Le vibrazioni provocate da fenomeni aventi la loro origine nel sottosuolo, si sarebbero trasmesse al tempio, cioè, nel nostro caso, alle due pietre che lo costituivano. A loro volta le risonanze acustiche trasmesse alla roccia, misurate in hz, avrebbero interagito, influenzando la corteccia cerebrale di chi si trovava sul luogo, stimolandola e provocando in essa una maggior attività creativa. Il nostro dio Tuistone, stando alle poche nozioni apprese dal Nostro, altro non era, dunque, che un ” punto energetico” in cui si convogliavano le onde elettromagnetiche e le vibrazioni positive provenienti dal sottosuolo, che ispiravano, con il loro benefico effetto, chiunque vi si avvicinava. Come recitava il mito germanico tramandato da Tacito, Tuistone era un dio metaforicamente nato dalla terra, esattamente come appare la roccia emergente dalla crosta terrestre. Con la terra, la roccia emergente, continua perciò a mantenere, come un figlio con la madre attraverso il cordone ombelicale, un rapporto di continuità. Grazie al rapporto di consustanzialita’ tra la terra e la roccia, si può facilmente intuire il perché di un così consistente numero di questi templi.
Come affermato, i megaliti o templi di pietra, potevano essere formati da un’unica pietra a cui si dà il nome di menhir o monolite, da più pietre singole e vicine o opportunamente sovrapposte le une alle altre, chiamate cromlech e dolmen. Il nostro Two Stone, a motivo della combinazione delle due pietre sovrapposte, quella sovrastante sempre in un rapporto di grandezza non casuale rispetto a quella sottostante, come faceva notare Erodoto, funzionale allo scopo di cui gli Avi nostri erano consapevoli, ci ha fatto sospettare che avesse potuto avere la capacità di fungere da antenna a dipolo (in sintesi, il dipolo è una sorgente costituita da un conduttore elettrico collegato a due sfere che fungono da serbatoio. La caratteristica fondamentale del dipolo è la forte “omnidirezionalità” di irradiazione/ricezione delle ondeelettromagnetiche).
Abbiamo potuto inoltre osservare che, nei pressi dei Two Stone in cui ci siamo imbattuti, vi è sempre la presenza di un metanodotto realizzato in tempi recenti, ma in passato il gas era celato nel sottosuolo e scorreva come fiumi carsici o si trovava stagnante in sacche di contenimento. I megaliti che si trovano in situ, avrebbero potuto, dunque, captare le vibrazioni prodotte dal gas, ma anche dalle acque carsiche sottostanti o dal movimento di faglie in frizione tra loro, e riverberarle in superficie, nell’etere, provocando gli stati di benessere psicofisico, di cui si è detto sopra, negli individui che vi stavano vicini, come rilevato dagli studi condotti dal prof. Debertolis.
Ad maiora.